Sulle malattie di Van Gogh si è scritto molto: anche quando era in vita le diagnosi sui suoi problemi erano alquanto discordanti.
Van Gogh nacque in un paese olandese il 30 marzo 1853 primogenito di un pastore della Chiesa protestante olandese Riformata; meglio, secondogenito. Gli venne dato infatti lo stesso nome del fratellino morto subito dopo la nascita, esattamente un anno prima, .
All'età di 15 anni interruppe gli studi; all'epoca, nella sua famiglia, oltre ai genitori c'erano: Anna, di 13 anni, Theo di 11 anni, Elizabeth di 9 anni, Wilhelmina di 6 anni, Cornelius, l'ultimo fratello di 1 anno.
Della gioventù di Van Gogh si sa poco anche se c'è chi si è affannato a dire che fosse un asociale introverso. Nel 1869, a 16 anni, per intercessione di uno zio che faceva il mercante d'arte viene assunto nella casa d'arte Goupil e Cie; 4 anni dopo, all'età di 20 anni, viene mandato alla filiale di Londra del Goupil e Cie. A 22 anni è trasferito a Parigi, a 23 anni lascia la casa d'arte e si dedica all'insegnamento.
Vincent a 19 anni |
In questa fase della sua vita nasce in lui un profondo senso religioso e decide di divenire predicatore. Nel 1879, a 26 anni, ottiene un incarico di predicatore tra i minatori del Belgio. La sua attività di evangelizzazione viene portata molto all'estremo: Vincent condivide tutto con i minatori, la durezza della loro vita, gli stenti. Si mette a curarli nonostante le sue condizioni economiche fossero peggiori di quelle dei minatori: è a queste dure condizioni di vita che qualcuno riconduce i problemi di salute che si manifestarono qualche anno dopo.
Nel 1880 a 27 anni, comincia la sua carriera artistica.
Sostenuto - soprattutto economicamente - dal fratello Theo che lavora alla Goupil e Cie, nel 1886 si trasferisce a Parigi, dove vive il fratello.
Nel 1888 si sposta ad Arles dove compra una casa, la famosa "casa Gialla" che nei suoi progetti dovrebbe divenire una sorta di "casa di artisti" divulgatori di un nuovo modo di fare arte. Lì viene raggiunto, su insistenza di Theo, dal pittore Gauguin, ma la convivenza si rivela subito difficile e il 24 dicembre 1888, sfocia in una lite dalle motivazioni ignote, che culmina con una mutilazione: Vincent si taglia un lobo di un orecchio con un rasoio. Perde molto sangue e viene trovato dalla polizia privo di sensi.
Ritratto con l'orecchio ferito |
Viene ricoverato all'ospedale "Hotel Dieu" dove resta 6 settimane. Successivamente, accetta il ricovero volontario nell'Ospedale psichiatrico di Sain Remy dove gli viene diagnosticata l'epilessia.
Sembra star meglio, ma nell'estate del 1889 un episodio allucinatorio lo porta ad ingerire i colori dei suoi tubi.
All'inizio del 1890, a 37 anni, si trasferisce ad Auvers dur Oise, dove viene preso in cura dal dott. Gachet, un medico staineriano, omeopata e amante dell'arte.
Per Vincent, un medico non troppo competente: in una della lettere al fratello Theo lo descrive come una persona più malata di quanto lui stesso non sia.
Vincent muore per un colpo di pistola allo stomaco nel luglio 1890, dopo 2 giorni di agonia.
Il dott. Gachet infatti decise di non operarlo: forse non sapeva nemmeno da che parte cominciare. Si limitò ad applicare una fasciatura e ad avvisare il fratello Theo che lo assisté fino alla morte.
La pistola non fu mai trovata e molto si è discusso se si sia trattato di un suicidio o di un omicidio involontario.
Nel 1965, 70 anni dopo la morte di Vincent, spunta in un campo nei pressi del luogo del ferimento, una pistola molto arrugginita. Si decise sulla base del calibro che fosse la pistola con cui Vincent si era sparato. La pistola è stata battuta all'asta nel 2019 per 162.000 euro.
La miopia
L'alone con cui Vincent circondava le stelle nei quadri dipinti nell'ultima parte della sua vita, rivelano un difetto visivo riconducibile ad una ridotta vista da lontano, confermata anche dalla evidenziazione dei contorni delle figure. Quello che vedeva è quel che vedrebbe un miope anche se c'è chi si è affrettato a dire che soffrisse di glaucoma.
La determinazione con cui si era immerso nello studio della Bibbia, la vita tra i minatori potevano in effetti aver compromesso la vista.
I disturbi mentali
I repentini cambi di umore cui andava incontro, generalizzati come pazzia, hanno avuto infinite diagnosi: schizofrenia, epilessia del lobo temprale, e da ultimo, porfiria intermittente, malattia metabolica che si manifesta con pallore, allucinazioni, cambi di umore e crampi fortissimi allo stomaco, disturbo però che non sembrava affliggere Vincent.
La porfiria è una malattia autoimmune, ereditaria: qualcun altro ne doveva soffrire tra numerosi i fratelli di Vincent e a suffragare questa teoria si cita la morte di Theo dopo il ricovero in ospedale psichiatrico e quella della sorella Wilhelmina che ci trascorse diversi decenni della sua vita.
Ora, Theo, si sa che era malato di sifilide e che morì 6 mesi dopo Vincent dopo essere caduto in una profonda depressione per non aver potuto salvare il fratello cui era molto legato.
Whilelmina, aveva idee molto progressiste e femministe: all'epoca era facile accusare una donna di nevrosi se era troppo "scomoda" o quando un uomo voleva interrompere un vincolo matrimoniale divenuto noioso, in un'epoca in cui il divorzio non esisteva. Whilelmina trascorsa gran parte della sua esistenza in manicomio e morì nel 1941.
Di porfiria non c'è traccia.
Molto probabilmente ciò che afflisse Vincent Van Gogh era un disturbo bipolare della personalità, aggravato dalle precarie condizioni di vita, dalla forte determinazione con cui si dedicava alla pittura e dall'uso di alcol.
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