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martedì 13 aprile 2021

Giallo d'arte: i presunti coniugi Arnolfini

 L'opera

Sul ritratto dei coniugi Arnolfini di Jan Van Eyck sono stati scritti fiumi di parole: dall'interpretazione alla pura immaginazione, il giallo è tutt'ora irrisolto.












Quel che si presume

Chi sono i due coniugi ritratti da Van Eyck? Il quadro, ora alla National Gallery di Londra, viene inventariato per la prima volta con il titolo “Hernoule le fin e sa femme”, da qui si è ritenuto essere uno degli Arnolfini per semplice assonanza del nome.

Gli Arnolfini erano una famiglia di mercanti e banchieri originaria di Lucca, che nel 1400 si stabilì a Bruges e si arricchì con i commerci.

L'Arnolfini nel ritratto si ritiene essere Giovanni di Nicolao, che dal 1426 al 1433, anno della morte di lei, fu sposato con Costanza Trenta.

Cosa si sa

Si sa che il quadro fu dipinto da Jan Van Eyck nel 1434 perché lo scrive il pittore in bella evidenza sopra l'immagine dello specchio, quindi non si comprende perché l'Arnolfini avrebbe commissionato questo quadro “celebrativo” che ritrae una coppia molto ricca e in un atteggiamento affettuoso, con la mano di lei in quella di lui, dopo la morte della moglie.



Per di più, Van Eyck era un pittore di corte, presso il Duca di Borgogna Filippo il Buono e nessuno avrebbe potuto ingaggiarlo senza il consenso del Duca stesso, nemmeno un ricco mercante come l'Arnolfini.

Nel quadro è ritratta una coppia molto giovane e molto ricca: lui indossa un abito bordato di pelliccia di marmotta, lei una veste verde pesante bordata di pelliccia di scoiattolo, nella stanza si intravede un prezioso tappeto dell'Anatolia, è presente della frutta identificata con arance, un prodotto che nel Nord Europa solo i più ricchi potevano allora permettersi. Anche quelli che sembrano zoccoli ma che in realtà sono dei soprascarpe che all'epoca si si indossavano per proteggere le calzature vere e proprie, sono molto raffinate, a sottolineare ancor più la ricchezza dei coniugi.


La donna tiene una mano sul ventre, piuttosto prominente ed è ritratta davanti ad un letto-divano rosso, quindi si è pensato che tutto alludesse ad una sua gravidanza.

In realtà osservando bene la figura si capisce che la prominenza del ventre è data dal pesante panneggio della stoffa che la donna trattiene con la mano.


Lo specchio

Il vero enigma o forse la chiave della soluzione del mistero è lo specchio: si tratta di uno specchio convesso, molto di moda nelle case dell'epoca. Van Eyck, che era anche un fine miniaturista, ha raffigurato minuziosamente nella cornice alcune scene della Passione di Cristo, e ha aggiunto il riflesso di due personaggi che sembrano popolare la stanza oltre ai due coniugi e di fatto stanno loro di fronte, ma si è dimenticato di congiungere la mano degli sposi e ha eliminato il cagnolino che non è riflesso nello specchio, come dovrebbe essere.




Le congetture






Qualcuno ha messo in relazione questo ritratto con quello dell'uomo dal Turbante rosso, sempre di Van Eyck: i due ritratti sono molto somiglianti e questo fa pensare si tratti della stessa persona, sempre Giovanni Arnolfini, ritratto qualche decennio dopo da Van Eyck su concessione del Duca di Borgogna per i servigi che l'Arnolfini prestava a corte.



Esaminando il ritratto della coppia qualcuno si è spinto anche a fare una diagnosi sulla salute dell'Arnolfini, sofferente di ipotiroidismo. Nel quadro si vede infatti un ciliegio con i frutti, i frutti arancioni non sarebbero arance, ma pesche e quindi ci troviamo in primavera inoltrata. Ma l'Arnolfini e la moglie sono vestiti pesantemente, perché freddolosi, conseguenza del cattivo funzionamento della tiroide. Ciò sarebbe anche convalidato dal pallore e dagli occhi sporgenti, tutti indizi di malattia della tiroide.



La pura speculazione

C'è poi chi ha ritenuto che il quadro fosse un omaggio alla moglie “revenante”. I “revenant” erano anime di defunti molto infelici che tornavano a tormentare i viventi.

Il marito per placare la defunta, avrebbe fatto dipingere un quadro alla memoria: il vestito scuro di lui rimanda al lutto, sulla cornice dello specchio, le scene sulla morte di Cristo sono tutte dalla parte della donna (è una conseguenza logica del fatto che quelle di vita, sono sull'altro lato), il candelario sulla testa di lei ha solo una candela accesa, inoltre nell'immagine riflessa nello specchio, i coniugi non si toccano le mani, il che farebbe pensare al trapasso di lei.


Concludendo

Risulta che la signora Arnolfini era già morta quando il quadro è stato dipinto, inoltre era del tutto improbabile che un mercante per quanto ricco potesse disporre di un pittore di corte senza l'assenso del suo “datore di lavoro”, il quadro è firmato Van Eyck con molta enfasi (Van Eyck è stato qui), il titolo dato al quadro nel primo inventario “Hernoule le fin” potrebbe essere un errore, o indicare una descrizione che nulla ha a che vedere con Arnolfini; l'uomo col turbante rosso, sempre di Van Eyck, somiglia molto all'uomo della coppia presunta Arnolfini, ma è improbabile che potesse richiedere di essere ritratto dal medesimo pittore di corte a distanza di anni.

Forse è più semplice pensare che i due personaggi ritratti siano Van Eyck stesso e la moglie e il pittore si sia preso la briga di sparpagliare qua e là qualche licenza pittorica per i posteri che sono oggi qui a chiedersi: ma chi sono questi due?



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