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sabato 1 maggio 2021

La tempesta di Giorgione un quadro pieno di misteri, ma con molti meno di quel che si vuol credere

Una composizione tranquilla, opera di Giorgio di Castelfranco (Veneto) è stata oggetto di infinite interpretazioni.

Chi era Giorgione

Di lui si sa poco. Giogio o Zorzi detto Zorzione e quindi Giorgione forse per la sua imponente statura, nasce a Castelfranco Veneto tra il 1476 e il 1478 (data di nascita incerta). Muore nel 1510 (data certa rilevata dai registri) per una epidemia di peste.




La tempesta

Il quadro, che oggi si trova alle Gallerie dell'Accademia a Venezia, venne descritto per la prima volta nell'inventario di Gabriele Vendramin, ricco nobile di famiglia veneta, come “cingana et soldato” che fece “Zorzi di Castelfranco” (zingara con soldato dipinta da Zorzi di Castelfranco).

Il quadro rappresenta una donna nuda che allatta un neonato su un panno bianco che le copre parzialmente le spalle, un giovane uomo con bastone è a sinistra. Sullo sfondo alcune rovine, un fiume attraversato da un ponte di legno che conduce ad una città e sopra tutti un cielo minaccioso con un fulmine che squarcia le nubi.

L'uomo è rivolto verso di lei che osserva noi che guardiamo lei: gli sguardi di uomo e donna non si incrocino, sono l'uno indifferente all'altra.


Che cosa significa il quadro

Le interpretazioni del quadro sono innumerevoli:

  • il quadro rappresenta la cacciata dal Paradiso, Adamo ed Eva che allatta Caino e sopra di loro l'ira divina rappresentata dal fulmine

  • l'allegoria della Carità (donna nuda) e la Forza (l'uomo) soggette alla Fortuna (la tempesta)

  • gli elementi alchemici: aria, acqua, terra e fuoco

  • la celebrazione della vittoria di Venezia su Padova nella quale è identificata la città sullo sfondo per via di uno stemma che compare sulla torre di ingresso, molto somigliante a quella dei de Carrara, nobile famiglia Padovana oltre alla chiesa e alla torre in primo piano identificabile con la torre di Ezzelino: la donna che allatta sarebbe una allegoria di Padova sconfitta che allatta (economicamente) la vittoriosa Venezia

  • la leggenda di Genoveffa, favola tramandata oralmente nelle comunità rom, secondo la quale la zingara Genoveffa si innamorò di un giovanotto nobile, ma l'amore tra i due era impossibile a causa della distanza sociale e quando lei rimase incinta, il giovanotto l'abbandonò nel bosco. Un giorno durante una battuta di caccia, sentì il pianto di un neonato, riconobbe Genoveffa e il bambino e decise di rimanere sempre con lei (nella versione a lieto fine).

Il giovane 


Qualcuno si è spinto ad interpretazioni psicoanalitiche nonostante la psicanalisi sia stata scoperta trecento anni dopo, qualcun altro vi legge una evocazione dell'esclusione sociale nella gitana, o presunta tale, esclusa dalla città alle sue spalle, e trascurata dal giovane alla sinistra che finge di non vederla; e stiamo parlando di un quadro dipinto nel 1500 quando l'esclusione sociale non era materia che potesse muovere l'animo di un artista dell'epoca e tanto meno essere oggetto di denuncia ai posteri.

Molte di queste interpretazioni familiesche e religiose vengono ad essere suffragate da altri particolari: l'uomo sul ponte dove qualcuno vuol vedere un Angelo, l'uccello bianco sul tetto, airone, cicogna o gru, dove si vogliono leggere simboli di famiglia, di unione, e altro .

In realtà l'uccello è dipinto con così poca definizione che si può dire solo per certo che è grosso ed è bianco.

Particolare dello stemma dei de Carrara

Le rovine in secondo piano

il viandante sul ponte

Particolare con uccello bianco


Interpretazioni o suggestioni?

Il quadro è stato sottoposto a varie radiografie. Una ultima indagine ha evidenziato che al posto dell'uomo c'era originariamente una donna, a cui è stato poi sovrapposto il giovane col bastone (non una lancia, perché è privo di punte, ma un bastone), per cui cadono tutte le teorie religiose e pagane su famiglie ed unioni coniugali, oltre a quelle celebrative di nascite imperiali di varia natura. Le radiografie hanno anche rivelato altri ripensamenti, tipici del modo di dipingere di Giorgione, un uomo sul ponte con una bisaccia è stato tolto, una torre alta dietro le rovine è stata cancellata ed altri particolari ancora.

la donna a sinistra rivelata dalle radiografie


La tecnica giorgionesca

la tecnica di pittura è stata definita tonale o pittura atmosferica, la si ritrova in Leonardo e anche in Tiziano che di Giorgione fu allievo: non ci sono disegni preparatori e da qui i ripensamenti nel corso della costruzione del quadro e la pittura procede per strati tonali sovrapposti con una transizione dei contorni molto sfumata, quasi impercettibile: tutto è centrato sulla luce.


E se non fosse un soggetto?

Le analisi moderne hanno permesso di stabilire che Giorgione nel comporre la Tempesta ha avuto diversi ripensamenti il che fa concludere che non aveva nessun progetto iniziale e quindi tanto meno la voglia o necessità di voler tramandare chissà quali significati oltre quel che si vede semplicemente nella scena: un paesaggio naturale che incornicia una madre che allatta un bambino simbolo della vita che nasce, una fase successiva della vita data dal giovanotto a sinistra, le rovine dietro di loro e la decadenza delle cose umane: anche le città per quanto forti e splendide cadono in rovina come suggerisce il ponte che collega le due parti della scena. A sovrastare tutto la natura con la sua forza sconvolgente cui tutti siamo soggetti: se si parte dal centro della figura femminile e si segue la scena in senso antiorario il significato è fin troppo evidente.



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