Nessun dipinto è in grado di evocare il dramma dell'esistenza meglio dell'urlo di Munch: un uomo su un ponte con gli occhi sbarrati e la bocca spalancata si tappa le orecchie come a proteggerle da un urlo di cui lui stesso è parte: linee ondulate attraversano il panorama come se fossero onde sonore. Due uomini sullo sfondo restano impassibili al dramma che si sta consumando in primo piano.
Dell'"urlo di Munch" esistono diverse copie, la più famosa si trova al Museo di Oslo.
E che il soggetto sia un urlo non vi sono dubbi. Lo dice Much stesso nel descrivere le sensazioni che lo portarono a dipingere il quadro: "Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò. Il cielo si tinse all'improvviso di rosso sangue. Mi fermai. Mi appoggiai stanco morto ad una palizzata. Sul fiordo nero azzurro e sulla città c'erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura. E sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura".
La forza evocativa dell'urlo è così potente da aver ispirato anche una emoji.
Chi era Munch
Eduard Munch nacque nel 1863 a Loten un piccolo paese vicino Kristiania, come si chiamava allora Oslo. Figlio di un medico militare, perse la madre da piccolo, subito dopo perse anche la sorella maggiore di tubercolosi, poi il padre e il fratello.
Diceva di sé: "Sono nato malato in una famiglia malata". Una così lunga serie di lutti minarono fortemente la sua psiche: visse in isolamento, spesso preda dell'alcolismo e della depressione. Morì nel 1944.
Durante la gioventù viaggiò molto in Europa, conobbe la pittura di Van Gogh con il quale condivideva lo stesso dramma esistenziale.
Il vampiro |
La depressione
La depressione fu una costante nella vita di Munch tanto da richiedere anche il ricovero in una clinica psichiatrica.
E' da questa consapevolezza che origina l'annotazione sulla sua opera più famosa: Solo un pazzo può averlo fatto. La scritta, in norvegese, compare a matita in un angolo sinistro dell'Urlo, ed è stata ritenuta per decenni un atto vandalico occorso durante la prima esposizione del quadro, ma recenti indagini grafiche hanno permesso di accertare che si tratta proprio della grafia di Munch.
Nel 1918 Munch venne colpito dall'influenza spagnola.
Autoritratto con influenza spagnola |
Mentre la maggior parte dei sopravvissuti alla pandemia influenzale soffrì a lungo di catalessi e depressione, Munch ne uscì quasi miracolato: i quadri del periodo dopo il 1918 si fanno meno angoscianti, con soggetti più tranquilli e più colorati.
Il cielo dell'Urlo
E' stato ipotizzato che il cielo dipinto e descritto da Munch mandasse quegli strani bagliori rossi a causa delle ceneri sospese in atmosfera in seguito alla grande eruzione del vulcano Krakatoa, che però accadde 10 anni prima che il quadro venisse dipinto, un tempo decisamente troppo lungo perché fossero ancora presenti. Tra l'altro quello stesso cielo lo troviamo non solo ne "l'urlo" ma anche in altre opere, ad esempio in "Ansietà" del 1895.
Ansietà |
Doveva essere quindi qualcosa che si ripeteva; anche qui, solo di recente si è compreso che si tratta di un fenomeno atmosferico, il cosiddetto "cielo di madreperla" un fenomeno molto particolare, visibile nei cieli del Nord Europa quando le temperatura si abbassano molto.
Cielo di madreperla sulla Norvegia |
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