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domenica 20 giugno 2021

Il mulino della Galette: un protagonista di molte opere d’arte

 Ci sono monumenti e luoghi famosi che sono stati immortalati in molte opere d’arte ed altri, meno noti che lo sono diventati anche grazie ai dipinti. Tra questi, il mulino della Galette.

Il mulino si trova in cima alla collina di Montmartre, noto quartiere artistico e bohémienne di Parigi, testimonianza di un passato contadino di quello che già sul finire del 1800 era un quartiere cittadino di Parigi e che invece fino alla metà del secolo precedente era pieno di vigneti, frutteti e mulini, appunto.

Il mulino della Galette nasce dalla ristrutturazione di due vecchi mulini; nel 1830 i proprietari lo trasformano in una sala da ballo con una grande terrazza che ospiterà i più famosi poeti e artisti della Francia della bella epoque. Il nome gli deriva dalla “Galette” una sorta di frittella rustica di grano saraceno che veniva offerta come consumazione compresa nel prezzo del biglietto di ingresso, all’epoca pari a 25 centesimi di franco.

Il mulino è stato dipinto da Van Gogh in almeno tre quadri. Anche Maurice Utrillo, che ritraeva vedute da cartolina della città di Parigi, lo dipinse.

Il mulino - Van Gogh 

Il mulino - Van Gogh


Il mulino - Van Gogh

Il mulino - Utrillo


Renoir ne ritrasse la vita spensierata che si svolgeva al suo interno nel celebre dipinto “ballo al mulino della Galette": una scena allegra e spensierata di giovani che parlano e ballano sulla terrazza del mulino.

Ballo al mulino della Galette - Renoir


Anche Henri de Toulouse Lautrec dipinse gli ambienti interni del mulino, attratto più dai volti segnati dal degrado e dall'alcol.

Un angolo del mulino della Galette - T.Lautrec


Il mulino fu ritratto anche da Israels, pittore impressionista olandese e anche Picasso non resistette al fascino della vita nel mulino; nella scena dipinta da Picasso compare sulla sinistra una donna, corteggiata  dall'amico Casagemas,  che dopo esserne stato respinto, di lì a poco, si suicidò.

Scena nel mulino - Israels

Interno del mulino della Galette - Picasso


Oggi il mulino è un apprezzato ristorante, ma se i francesi non lo hanno già fatto, per le storie di cui è stato testimone, varrebbe la pena lo facessero dichiarare "patrimonio dell'umanità".

Il mulino della Galette oggi in Rue Lepic



mercoledì 9 giugno 2021

Quando l'arte diffonde fake: il “pollice verso” di Gerome

 Jean Léon Gérome, pittore ottocentesco è l'autore di un famoso quadro, “Pollice verso” che ha contribuito a fare di certe scene un mito, ma purtroppo senza fondamento storico.

Gerome nacque in Francia a Vesoul nel 1824 e morì a Parigi nel 1904 all'età di ottanta anni. Fu allievo di Delaroche ed ebbe lui stesso molti allievi divenuti famosi artisti; la lista sarebbe lunga ma si possono citare Mary Cassat, William Dodge.

Fu fortemente influenzato dal suo maestro ed infatti fu sempre fedele allo stile realista e neoclassico.

Sposò Marie Goupil, figlia di Adolphe Goupil editore d'arte e proprietario di una galleria per la quale da giovane lavorò anche Van Gogh.

Negli ultimi anni della sua vita si oppose fortemente al nascente movimento Impressionista. Apprezzava il Monet delle cattedrali, ma non quello delle ninfee ed ebbe a dire di lui: Questo Monet vi ricordate le sue cattedrali? Quell'uomo sapeva dipingere! Sì, ho visto cose buone fatte da lui, ma ora!”

E si oppose anche ad una esposizione di Manet all'Ecole di Beaux Arts. Fu sempre un forte difensore dello stile accademico, che ormai affannava davanti all'affacciarsi di avanguardie e nuove interpretazioni artistiche come appunto, quella impressionista.

La sua passione per la storia e per le scene storiche ne decretò il successo.



Lotta fra galli: il primo importante dipinto di successo

scultura: Corinto


Il Pollice verso

L'opera dipinta nel 1872, si trova al Phoenix Art Museum.







Rappresenta dei gladiatori. In primo piano si vede un “mirmillone” un gladiatore armato che combatteva ad arma corta e che ha appena sconfitto un reziario, che combatteva usando la rete.

Sullo sfondo una folla urlante con il pollice rivolto vero la terra chiede che lo sconfitto sia giustiziato; sorprende vedere la fila di donne in bianco, le vestali, chiedere l'uccisione del reziario come tante cheerleaders assetate di sangue. Sulla sinistra un imperatore piuttosto annoiato sembra disinteressarsi di tutto.

Questa scena ha ispirato molto il cinema, dai colossal anni sessanta all'ultimo “Gladiatore” di Ridely Scott, ma il gesto del pollice è un falso storico.

Intanto non è suffragato da alcun documento storico che i gladiatori sconfitti venissero giustiziati, anzi, i combattimenti erano molto apprezzati dagli spettatori romani, si investiva molto sui gladiatori che erano dei veri e propri miti come oggi lo sono gli sportivi più famosi per cui non c'era alcuna intenzione di perderli in maniera definitiva. C'è da dire che i combattimenti erano reali, non con armi di scena, per cui era possibile ferirsi gravemente ed è documentato che qualche sconfitto abbia chiesto di essere finito per non dover sopportare il dolore di ferite mortali, come accadeva anche in battaglia. In ogni caso, gli spettatori non erano mai coinvolti in queste scelte.

In più, nessun romano dell'epoca avrebbe usato quel gesto per sentenziare la fine del perdente; l'errore nasce dalla traduzione latina di “pollex versus” ossia volto in su: il pollice era chiuso nel pugno quando si voleva dire che la spada rimaneva nel fodero (quindi vivere) veniva estratto dal pugno e girato di 90 gradi per simulare una persona dritta che cadeva o ancora la spada sguainata, quando si voleva esprimere la condanna a morte. In ogni caso il pollice non veniva mai rivolto verso terra.

sabato 5 giugno 2021

Utrillo. Pittore per destino

 Maurice Utrillo nasce destinato ad essere pittore nel 1883 a  Montmatre, quartiere di Parigi epicentro dell'arte e del nuovo movimento impressionista. La madre è Susanne Valadon, nata Marie Clementine. Il nome Susanne le fu dato dal pittore Toulose Lautrec. Modella, appunto e pittrice, dà alla luce Maurice a diciannove anni.  Le leggende metropolitane dicono che con il bambino neonato in braccio avesse intrapreso un pellegrinaggio nei vari studi degli artisti parigini alla ricerca di un padre potenziale per il bimbo e che fosse stata rifiutata da Renoir e Degas, con commenti poco edificanti sulla bruttezza del piccolo Maurice. 

Il che, non dovrebbe stupire più di tanto: oggi per noi sono artisti  incommensurabili, ma all’ epoca quasi sconosciuti. Alla fine, per pietà si fece avanti Miquel Utrillo, artista catalano, che riconobbe il piccolo Maurice come suo figlio.



Susanne, pittrice di talento in un mondo tutto al maschile, affidò il bimbo alla nonna materna Madeleine, che fu anche lei fu a suo tempo ragazza madre. Per tacitare i pianti del bimbo la nonna ebbe la stravagante idea di somministrargli vino. Il risultato fu che Maurice a 10 anni era un alcolizzato cronico, soprannominato Litrillo per la sua dipendenza dall'alcol a cui si aggiungevano crisi nervose, disturbi neurologici vari e continui ricoveri in cliniche per malati mentali, finché dopo l'ennesimo ricovero, quando aveva 19 anni, un neurologo suggerì alla madre di interessarlo ad una attività qualsiasi per allontanarlo dall’ alcol. Susanne era pittrice, quindi gli insegnò a dipingere e gli ordinò di portargli un dipinto al giorno.

Maurice comincio quindi a dipingere con accanimento vedute di Parigi, dipinse scorci e immagini che ancora oggi sorprendono per il dettaglio e la plasticità delle forme. Ma l'alcol non lo abbandonò mai, tant'è che quando posava i pennelli tornava a bere, oltre al vino, l'assenzio un liquore stupefacente molto di moda all’ epoca. Sembra che, ostacolato dalla madre nel procurarsi alcolici, sia arrivato persino a bere la trementina con cui diluiva i colori.

A 52 anni sposa Lucie Valore,  5 anni più grande di lui, vedova di un banchiere che diventa subito la sua manager e amministratrice. Maurice muore nel 1955, a 72 anni, molti, se si pensa a come era vissuto.



La pittura di Utrillo

Utrillo ha dipinto vedute e scorci di Parigi, ancora oggi perfettamente identificabili, nonostante molti luoghi siano stati trasformati dalle modifiche urbanistiche. Nei suoi dipinti, sempre nessuna o poche figure umane, in una città ed in un quartiere, Montmarte, che allora come adesso, brulicava di vita. 

I suoi paesaggi si stagliano su un cielo bianco, statico, e malinconico, che otteneva mescolando i colori al gesso bianco e all'albume.

Quando ci sono esseri umani, sono ritratti di spalle, distanti l'uno dall'altro, non hanno volto e sono per lo più donne, con un ricco fondoschiena, particolare che ha sollecitato curiosità nei critici. Qualcuno vi ha voluto leggere un complesso edipico verso la madre, che tuttavia non pare fosse dotata di tale caratteristica anatomica.

Quel che è certo è che Maurice visse da rifiutato fin dai primi giorni di vita. Il suo mondo era triste, solitario come lo fu la sua esistenza.







La pernice di Brugel

 Il quadro è conosciuto con il titolo di “la caduta di Icaro”, opera di Brugel , conservato al Museo Reale di Belle arti in Belgio. Per trov...