Nessun bacio è più rappresentativo e iconico del famoso quadro di Hayez, tanto da ispirare artisti e sceneggiatori.
Su uno sfondo quasi monocromo di un castello medievale un giovane con un mantello ed un cappello piumato regge il volto di una ragazza in un appassionato bacio. Il giovane veste una calzamaglia ed ha un piede sollevato su un gradino, gesto che lascia intravedere un pugnale al suo fianco.
Il suo atteggiamento lascia immaginare una partenza imminente. Sullo sfondo si intravede una figura nell'ombra che in molti hanno identificato con un amico del giovane, ma che è inequivocabilmente una figura femminile di spalle, forse una domestica: lo si intuisce più chiaramente nelle altre versioni del dipinto.
Le versioni del bacio
La versione più nota del quadro si trova all'Accademia di Brera ed è stata dipinta nel 1859. Fu presentata con il titolo "Il bacio. Episodio della giovinezza, costumi del XIV secolo" ed ebbe un immediato successo, che probabilmente spinse Hayez a dipingerne altre versioni. Se ne conoscono almeno altre tre, una del 1861 dove la fanciulla veste un abito candido e una del 1867 dove la fanciulla torna a vestire un abito celeste, ma si aggiunge uno scialle su un gradino e qualche variante nello scenario del castello che ospita i due giovani. Affiancate, sembrano quei giochi enigmistici che invitano a trovare i particolari difformi in scene apparentemente simili. Oltre alle tre note, ne esiste forse una quarta più piccola e probabilmente una versione ad acquerello.
Chi era Hayez
Francesco Hayez era nato a Venezia nel 1791. Era figlio di un pescatore; la famiglia era alquanto povera e venne cresciuto a Milano da un parente della madre, mercante d'arte, che intuendo il talento del giovane lo avviò allo studio del disegno, pensando di impiegarlo come restauratore nella sua attività.
Fin da subito il giovane pittore collezionò vari successi, fu allievo del Canova a Roma, fu a Firenze, poi a Milano dove frequentò gli ambienti culturali che sostenevano i movimenti risorgimentali. Mazzini disse di lui che era il "capo della scuola di pittura storica".
Morì a Milano nel 1882, a 91 anni.
Chi sono i due innamorati
Molte sono le congetture sui due innamorati.
Qualcuno vi ha voluto leggere l'ultimo incontro tra Romeo e Giulietta, la figura in penombra sarebbe la nutrice di Giulietta, ma il bacio tra i due famosi fidanzati era stato già dipinto da Hayez decenni prima, nel 1823; qualcun altro vi ha voluto vedere altri due amanti famosi, Paolo e Francesca, sorpresi dal marito di lei (la figura in penombra), ma questa ipotesi è difficile da sostenere dato che la figura in penombra è una donna.
Giulietta e Romeo - F.Hayez |
In realtà i dipinti soprattutto la prima e la terza versione sono intrisi di messaggi subliminali evocativi dei movimenti risorgimentali.
Hayez, come abbiamo detto, frequentava gli ambienti culturali che osteggiavano l'occupazione austriaca voluta dalla Restaurazione, gli stessi ambienti che frequentava Alessandro Manzoni che Hayez ritrasse in un noto dipinto dal quale lo scrittore non si separò mai.
Ritratto di A.Manzoni |
Il giovane del "bacio" veste un cappello alla Ernani (l'opera di Verdi), tipico dei briganti calabri e adottato dai rivoluzionari del Risorgimento tanto da essere ritenuto un indumento "sovversivo" ed essere di fatto bandito.
Inoltre il giovane veste una calzamaglia rossa che insieme all'azzurro e al bianco della veste della fanciulla rammentano la bandiera francese: la prima versione del bacio è infatti del 1859, anno in cui Vittorio Emanuele II e l'alleato francese Napoleone III liberarono la Lombardia dalla dominazione austriaca. Il manico del pugnale che si intravede sotto il mantello del giovane rimanda ad una battaglia imminente e quindi, per associazione, ai movimenti per l'unificazione dell'Italia.
Nella terza versione del 1867 compare il verde nel sottomantello del giovane e un drappo bianco a terra, ad evocare i colori della bandiera italiana e francese; la penisola è ormai quasi del tutto unificata e la spinta alla battaglia non è così impellente, quindi anche il manico del pugnale non è più evidente e sembra essere nascosto da una custodia, rinfoderato, si direbbe, al termine della conquista dell'unità d'Italia.
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