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giovedì 1 luglio 2021

Amor sacro e amor profano

Con questo titolo è conosciuta una delle opere più famose di Tiziano, artista cinquecentesco di Pieve di Cadore. 
Non era questo il titolo originario, forse all'origine l'opera nemmeno aveva un titolo, ma é così che per la prima volta, nel 1613, viene documentata nel patrimonio di Scipione Borghese a Villa Borghese dove il quadro ancora si trova. 


 Il dipinto 

L'opera raffigura due giovani donne sedute su una fonte-sarcofago piena d'acqua.
La donna di sinistra é abbigliata come una sposa dell'epoca, una sposa di rango con un ricco abito, guanti, cintura con fibbia dorata in vita e corona di mirto in testa e regge un vaso, a fianco è poggiato un bacile, che a quei tempi veniva regalato alle spose in segno di buon auspicio, dato che era poi utilizzato durante il parto. 
La donna di destra è seminuda, veste un drappo rosso e offre al cielo un incensiere.
In mezzo a loro un amorino si diverte ad agitare le acque della fonte con la sua manina. Le donne sembrano gemelle ed in molti si sono affannati a riconoscervi le Veneri gemelle, ma molto più semplicemente il volto è stato prestato dalla medesima modella. 
Altri hanno voluto leggere nel quadro significati allegorici e politici, riferendosi anche al fatto che Tiziano fu allievo di Giorgione, che amava le allegorie. 
In realtá il quadro è un dono di nozze, commissionato nel 1515 da Nicolò Aureli per il matrimonio con Laura Bagarotto. 
Lo stemma dei Bagarotto è stato individuato sul bacile e quello degli Aureli sulla fonte-sarcofago. 

La storia

Facciamo un passo indietro.
Siamo ai tempi delle guerre tra Venezia e Padova, quando la Serenissima, che aveva perso splendore a causa dello spostamento delle rotte commerciali sull'Atlantico, cercava di espandersi nell'entroterra veneto e romagnolo, ai tempi della Lega di Cambrai e di quelle alleanze e controalleanze che ebbero per registi il papato, l'imperatore francese e non solo. Il padre di Laura, Bertuccio Bagarotto, assume una carica di rilievo nella città di Padova, per amministrarla nell'interesse di Venezia, ma questo viene interpretato come Alto Tradimento e nel 1509 il consiglio de Dieci della Serenissima lo condanna a morte. L'atto viene firmato da Nicolò Aureli e non poteva essere altrimenti visto che era il Segretario del Consiglio dei Dieci. Insieme a Bertuccio vengono condannati altri presunti complici tra cui Francesco Borromeo, primo marito di Laura. Non è dato sapere quanto Nicolò Aureli fosse d'accordo con la condanna, fatto sta che anni dopo viene riconosciuta l'innocenza del Bagarotto, la sua memoria riabilitata, Laura sposa Nicolò Aureli, ancora membro del Consiglio dei Dieci e pochi giorni prima delle nozze le viene restituito il patrimonio in precedenza sequestrato. 

 Il tema nunziale 


Tutta questa vicenda era ben nota a Tiziano ed in qualche modo si legge sullo sfondo. Sul sarcofago-fonte sono riprodotte scene di violenza: a sinistra è stato riconosciuto il ratto di Proserpina ad opera di Poseidone, dio degli Inferi, a destra, Marte, geloso, che percuote Adone, amante della moglie Venere.



Fronte del sarcofago
 

Sullo sfondo si vede a sinistra una cittá fortificata rappresentata sotto le luci dell'alba ed un cavaliere che vi entra al galoppo, più sotto una coppia di conigli, simbolo dell'amore coniugale. 

Lo sfondo sulla sinistra



In mezzo un alto cespuglio sembra offrire una cesura del tempo, per passare ad un'altra scena: una cittá lagunare con un alto campanile che potrebbe essere Venezia colta al tramonto, con una scena di caccia, due cavalieri e uno dei conigli che viene inseguito da un levriero; più a destra delle greggi, ignare, pascolano. 

Lo sfondo sulla destra



Le donne in primo piano sono una allegoria della vita coniugale fatta di doveri, fedeltà, ma anche di sensualitá e della benevolenza della dea dell'Amore, Venere; è questo il messaggio augurale che Tiziano sembra rivolgere a Laura. In mezzo Eros che con la sua manina agita le acque di sentimenti diversi e talvolta contrastanti.

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