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mercoledì 1 settembre 2021

Il giallo delle dame di Carpaccio

 Il dipinto è un olio su tavola a suo tempo parte della collezione Correr ed oggi visibile nel museo che porta il suo nome, a Venezia.


Si vedono due dame con la tipica acconciatura della Venezia dell’epoca, dai capelli biondi, il cosiddetto biondo veneziano ottenuto con decoloranti naturali e bagni di sole. Le due donne guardano altrove, una tiene in mano, stancamente, un fazzoletto bianco, l’altra gioca con due cani, sotto la loggia si vede un paggetto, un pavone, più avanti un pappagallo.

Davanti al pavone si vedono due calcagnini, tipiche calzature con la zeppa indossate dalle donne veneziane, che furono poi abolite perché si riteneva che facilitassero gli aborti (di certo agevolavano le cadute) e che furono poi riscoperte da Salvatore Ferragamo nel 1940.

Il levriero in primo piano tiene tra le zampe un cartiglio che dice che l’autore è Vittore Carpaccio, pittore veneto vissuto tra il 1465 circa e il 1525, famoso per i teleri, ossia grosse tele che gli venivano commissionate da conventi e chiese come quello di Sant’Orsola, ma che lavorava anche per privati.

Il famoso critico Ruskin nell’ottocento lo definì il più bel quadro del mondo e per molto tempo le due donne sono state etichettate come due cortigiane. Ma ci vuol poco a capire che il quadro è parte di qualcosa di più grande: al levriero in basso manca tutto il corpo, il vaso sulla loggia ha un fiore all’interno di cui si vede solo parte dello stelo.

La parte mancante

Una delle parti mancante si trova oggi al Getty Museum ed è conosciuto come caccia in laguna.
E anche qui era chiaro che era parte di qualcos’altro perché c’è un giglio in primo piano completamente fuori scala.
Il frammento venne rinvenuto da un giovane architetto in un negozio di rigattiere di Roma e, dopo varie vicissitudini, pervenne al Getty, dove oggi si trova. I segni di cerniere sui lati fanno pensare che si trattasse di un’anta di un mobile o forse una porta. La parte di sinistra finora non è stata ritrovata e forse è andata persa per sempre.
Nel 1999 i due frammenti sono stati esposti riuniti insieme a Palazzo Grassi,


Così le due cortigiane diventano due dame e il primo frammento acquista tutto un altro significato: due nobildonne forse appartenenti al casato il cui stemma è dipinto sul vaso, ingannano il tempo con svaghi fra cani ed altri animali, mentre i loro uomini sono a caccia in laguna. Il giglio, il mirto nel vaso di destra, le perle indossate dalle due donne, sono tutti riferimenti simbolici al matrimonio e alla lealtà coniugale. Le due dame vengono così riabilitate.

Ma gli uomini che stanno facendo?

Stanno cacciando, è indubbio. Ma non hanno frecce agli archi e su ogni barca c’è un uccello.
Si è detto che gli uomini sono a caccia di smergi, anatre selvatiche. Su una prua della barca si vedono infatti due sagome identificabili come due uccelli

Ma forse la caccia alle anatre non è il loro obiettivo.
Qualcuno ha detto che cacciano cormorani, perché tutti gli uccelli in azione e quelli sulle barche, sono cormorani, ma a parte il fatto che i cormorani sono inedibili, non si spiega perché cacciarli quando ce li hanno a portata di mano sulla barca.
Forse cacciano con i cormorani. La caccia con il cormorano era praticata in Cina ed in alcuni paesi lo è ancora oggi, ma con un sistema diverso: gli uccelli erano legati con spaghi per impedirne la fuga e per costringerli a rilasciare il pesce pescato.
Ma nel quadro del Carpaccio non si vedono spaghi, quindi si è detto che i cormorani venivano costretti a lasciare il pesce colpendoli con palline di terracotta. Se ne vede una vicino al becco del cormorano in primo piano.




Ma anche questa ipotesi è difficilmente sostenibile: le palline di terracotta venivano utilizzate per cacciare uccelli di cui si voleva lasciare integro il piumaggio e abbiamo detto che qui, le vittime non sono i cormorani.
La pallina vicino la becco del cormorano non è per aria, ma galleggia, quindi non è di terracotta. È molto probabile che si tratti di una ricompensa da fornire al cormorano per impedirgli di ingoiare il pesce. Ma pesci pescati non se ne vedono; il mistero quindi rimane, ma sotto questa prospettiva, l’annoiato  attendere delle due donne acquista tutt’altro significato.

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